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Storia dell'Arte

Pittura su tavola - Opere

52 - 56.
Divinità del ciclo di Mahakala
XIX secolo
Nepal (?)

cinque "pitture nere" su tavola 
70 x 52 cm

Le divinità terrifiche note come Protettori del Dharma (chos-skyon, o mgon-po) sono spesso dipinte in linee dorate su fondo scuro, in quelle che sono chiamate "pitture nere" (nag-than). Questo stile è probabilmente derivato dai motivi decorativi lineari presenti nelle copertine lignee d'edizioni xilografiche cinesi del Canone Buddhista tibetano e nelle pagine interne di manoscritti su fogli di colore nero o blu-scuro. La produzione di "pitture nere", iniziata probabilmente alla fine del XVI secolo si sviluppò grandemente nei secoli successivi e raggiunse l'apogeo a cavallo dei secoli XVIII e XIX (nel corso di tale sviluppo fu introdotto un parziale e limitato uso del colore ad integrazione del fondamentale tracciato lineare in oro). Le "pitture nere" hanno un carattere nettamente esoterico e hanno trovato una loro specifica sede sulle pareti e nelle thang-ka delle speciali cappelle (mgon-khan) che in ogni monastero sono dedicate ai Protettori della Dottrina.

Le tavole qui presentate si rivelano parti di un'unica struttura lignea, sportelli dotati di piccoli cardini e di maniglie che dovevano aprirsi su una sorta di grande scaffale, probabilmente destinato a contenere oggetti rituali dedicati all'evocazione e al culto delle divinità terrifiche (non è raro trovare in piccoli templi recenti il consueto mgon-khan in muratura sostituito da una sorta di grande armadio di questo genere. La parte posteriore delle tavole reca dipinti assai più semplici e rozzi, realizzati con una tecnica totalmente diversa, dedicati ad illustrare i principali eventi della vita di Milarepa. Questi dipinti furono in un secondo tempo ricoperti con una pittura nerastra oggi rimossa: è quindi evidente che si è di fronte al "riuso" di una precedente struttura.

La corolla di petali di loto che sostiene la divinità nella tavola centrale poggia su un triangolo che evoca da un lato l'altare per il sacrificio del fuoco (me-hom), e dall'altro la cavità triangolare (brub-khun) che ospita il linga trafitto nei riti esorcistici. La collocazione centrale della tavola è confermata dalla grande immagine di Milarepa dipinta sul verso (le altre tavole recano al retro molteplici e minute scene della sua vita).

Gli attributi di questa figura centrale (karttrka e kapala) sono riferibili a Mahakala (Nag-po-chen-po, o mGon-po-nag-po) divinità di cui sono note in Tibet ben settantacinque forme, introdotte principalmente dai Sa-skya-pa, ma poi riconosciute anche dall'ordine dGe-lugs-pa. Molte di queste forme, che mostrano tratti comuni con Bhairava-Siva, sono originarie dell'India. L'identificazione delle forme presentate in queste tavole è tuttavia resa difficile dalle discrepanze che esse mostrano rispetto alle norme iconografiche canoniche.

Sono riconoscibili in queste pitture due divinità appartenenti al parivara (seguito, scorta) di Jnana Sadbhuja Mahakala (forma di Mahakala dotata di sei braccia), e precisamente Ksetrapala, "protettore dei cimiteri", che cavalca un orso e brandisce kapala e karttrka, e Taksad, il "gran signore dei bdud", che monta un cavallo nero brandendo la lancia nella destra e un laccio nella sinistra. Ma la figura centrale di queste tavole è dotata di due sole mani e le altre due divinità qui raffigurate non possiedono fra i loro attributi il damaru (piccolo tamburo rituale a forma di clessidra, fatto di due calotte craniche saldate al vertice) che dovrebbe contraddistinguere gli altri due membri del parivara: Takkiraja e Jinamitra. Una di loro impugna inoltre nella destra il phur-pa, oggetto rituale che non trova luogo fra gli attributi delle varie manifestazioni di Mahakala. Queste e altre discrepanze rilevabili nei confronti dell'iconografia tradizionale per le diverse forme di Mahakala inducono a ritenere che le tavole in questione possano essere di produzione nepalese essendo noto che in Nepal, specialmente nei periodi più tardi, ci si è spesso allontanati dai rigidi canoni iconografici tibetani.

 

© Il Quadro Srl

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La pagina è stata aggiornata nell'agosto 2001

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