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Storia dell'Arte

Pittura - Opere

39.
Situ Pancén
XIX secolo 
tempera su cotone preparato, 60 x 52 cm
Questo dipinto ritrae l'erudito e artista tibetano Ciökyi Giunnè (tibetano Chos-kyi-'byung-gnas), VIII Situ del lignaggio dei Cappelli Rossi dell'ordine Karmapà, che si rifà agli insegnamenti trasmessi dal celebre religioso laico e poeta mistico Milarèpa.
Meglio noto con il suo titolo di Situ Pancén (1700-1774), Ciökyi Giunnè nacque nel regno di Derghé, uno degli stati indipendenti del Kham, a est del Tibet propriamente detto. Grazie ai suoi sforzi personali e al suo carisma, diventò il massimo esponente della rinascita culturale del Kham nel XVIII secolo ed è forse la figura più interessante della cultura tibetana in quel periodo piuttosto difficile per l'ordine religioso Karmapà. Quest'ultimo era stato sconfitto durante il secolo precedente dall'ordine Ghelukpa, che era ansioso di estendere il suo controllo politico anche ai regni del Kham e che avrebbe finito col bandire i Cappelli Rossi dal Tibet con l'accusa di tradimento. Autore di numerosi scritti relativi a diversi aspetti dell'arte figurativa, Situ Pancén è considerato uno dei pittori più geniali di tutta la tradizione artistica tibetana, per la sua combinazione di talento artistico ed erudizione.
Situ Pancén iniziò a dipingere da giovane e presto gli fu commesso un dipinto dal XII Karmapà dei Cappelli Neri, grande abate di un lignaggio parallelo a quello dei Cappelli Rossi all'interno del medesimo ordine religioso. Nel corso dei suoi viaggi nel Tibet centrale e meridionale, e nella valle del Nepal - dove soggiornò nel 1723-1724 e 1748-1749, incontrando studiosi newar e indiani allo scopo di ottenere manoscritti buddhisti e di migliorare la sua conoscenza del sanscrito -, Situ Pancén studiò i dipinti dei monasteri da lui visitati e adottò stili diversi, talora integralmente, talora mescolandoli. Tuttavia lo stile predominante nella sua produzione, costituita da oltre un centinaio di serie di dipinti a tema è quello Karma Gartrì (tibetano sgar-bris), che significa letteralmente 'pittura degli accampamenti Karma' con riferimento agli accampamenti in cui si attendavano per lungo tempo le corti degli abati dell'ordine Karmapà, frequentemente in viaggio per motivi religiosi o politici e talora costretti a continui spostamenti per sfuggire alle persecuzioni del governo dei Dalai Lama.
Nel 1729, grazie al generoso contributo del re di Derghé, suo principale benefattore, Situ Pancén fondò il monastero di Pèlpun - non lontano da Derghé -, dove invitò ventitré pittori per realizzarne le pitture murali secondo un disegno suo e in conformità a colori da lui scelti. Nel 1733 iniziò a tracciare i disegni per una serie di dipinti su rotolo a illustrazione delle centootto storie del Bodhisattvavadanakalpalata, proponendosi di imitare lo stile cinese per quanto riguardava disegno, colore, sfumature e contorni, e quelli indiano o newar - che aveva potuto osservare anche durante il suo primo soggiorno nella valle del Nepal - nella raffigurazione d'edifici e costumi. A questo scopo creò una bottega formata da un gran numero di pittori del Kham. Questa serie, consacrata nel 1737 e conservata a Pèlpun, costituì il modello di un gran numero di serie successive, a partire da quella ordinata dagli abati del monastero di Ngor, nel Tibet sud-occidentale (vedi cat. n. 36), nel 1750: alcuni esemplari realizzati in base allo stile e all'iconografia introdotti da Situ Pancén sono illustrati in questo catalogo (nn. 2-4).
In questo dipinto Situ Pancén è riconoscibile dalla foggia particolare del suo cappello rosso, sulla cui parte frontale compaiono regolarmente, al di sotto del sole e della mezza luna, tre gioielli stilizzati (emblemi del Buddha, della sua dottrina e della sua comunità monastica). Qui Situ Pancén è raffigurato in quanto committente dei dipinti della serie di Bodhisattvavadanakalpalata. Questo dipinto rappresenta l'ultimo thang-ka della serie e il suo schema iconografico è simile a quello di un
dipinto pubblicato da David Jackson in A History of Tibetan Painting. The Great Tibetan Painters and Their Traditions (Wien 1996, p. 268, tav. 52), nel capitolo dedicato a Situ Pancén. Manca però l'iscrizione in oro sul fondo blu del grande thang-ka - qui simbolo di tutta la serie - sostenuto dalle figure celesti nella sezione sinistra nel dipinto. Situ Pancén continuò a lavorare e a commettere varie opere d'arte fino a cinque anni prima della sua morte. Esperto non soltanto di pittura ma anche di scultura, formò artisti di gran calibro, che ne continuarono la tradizione. Per ulteriori informazioni su Situ Pancén si veda l'introduzione di E. Gene Smith a The Autobiography and Diaries of Situ Pan-chen (a cura di Lokesh Chandra, New Delhi 1968).

 

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La pagina è stata aggiornata nell'agosto 2001

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