Storia
dell'Arte
Pittura
- Opere
32.
Padmasāmbhava
XIX-XX secolo
tempera su cotone preparato, 58 x 43 cm
Il celebre taumaturgo Padmasāmbhava (' Nato nel Loto', meglio
conosciuto dai tibetani con il titolo di Guru Rinpoce, ' Prezioso Guru')
era uno yogin, forse di famiglia aristocratica, originario della valle
dello Swat - nell'attuale Pakistan, un tempo terra buddhista. Durante un
soggiorno nella valle del Nepal, Padmasāmbhava fu ufficialmente
invitato a recarsi in Tibet per collaborare alla fondazione del primo
monastero buddhista, a Sāmye (767-779; vedi cat. n. 29). A Padmasāmbhava
č ascrivibile l'introduzione in Tibet di cerimonie in cui si fa uso del
pugnale (in origine un chiodo o picchetto) rituale, e di alcuni dei
testi del Bar-do thos-grol (vedi cat. n. 25). Poco dopo la costruzione
del monastero di Sāmye, Padmasāmbhava fu accusato di praticare la
magia e allontanato dal Tibet, ma la sua figura aveva provocato
un'impressione enorme in alcuni circoli religiosi tibetani, che ne
tramandarono il ricordo durante il periodo oscuro che seguė il crollo
dell'impero nell'842: a lui č dedicato un celebre poema epico-religioso
tibetano in centootto canti.
A partire dal XII secolo, dopo che i primi ordini religiosi si furono
costituiti in Tibet, i seguaci della tradizione di Padmasāmbhava si
diedero l'appellativo di Gningmapā (' Quelli degli Insegnamenti
Antichi') in contrapposizione con le altre scuole buddhiste, denominate
Sarmapā (' Quelli degli Insegnamenti Nuovi'). I Gningmapā, che si
richiamano in particolare ad alcuni cicli di testi esoterici trasmessi
durante la prima diffusione del Buddhismo in Tibet (VII-IX secolo) ma
non sempre riconosciuti come validi dalle altre scuole, considerano
Padmasāmbhava alla stregua di un secondo Buddha.
Padmasāmbhava č generalmente raffigurato nelle sue vesti di principe,
con un vajra (vedi cat. n. 33) nella mano destra, una coppa ricavata da
un cranio umano nella sinistra e uno scettro magico appoggiato alla
spalla sinistra. Sul suo copricapo si distinguono un sole e una
mezzaluna, emblemi ricorrenti nell'iconografia buddhista esoterica di
derivazione sivaita.
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