Storia
dell'Arte
Pittura
- Opere
15.
Ekadasamukha Avalokitésvara
XV secolo
tempera
su cotone preparato, 108 x 72 cm
L'iconografia buddhista non illustra che una parte degli infiniti
aspetti delle divinità quali sono descritte nella letteratura religiosa
che ne costituisce l'inesauribile fonte Generalmente la proliferazione
delle forme di una medesima divinità e la moltiplicazione di teste,
braccia, gambe e attributi - tesa a dimostrare in maniera inequivocabile
l'onnipotenza della stessa - sono indice di sviluppi relativamente tardi
nella dottrina e nel pantheon buddhista. La raffigurazione di Avalokitésvara
- assiso o in piedi - nella sua manifestazione trionfale con undici
teste, e mille braccia e occhi, è riscontrabile in dipinti dell'Asia
Centrale e del Ladakh a partire dal XII secolo, ma dalle fonti storiche
tibetane risulta che una prima immagine di Avalokitésvara con undici
teste fu eretta in Tibet intorno al 640 per ordine del sovrano Sontsèn
Gampò.
Avalokitésvara è qui raffigurato riccamente addobbato e adorno di
gioielli, in piedi su un trono di leoni, con a fianco due manifestazioni
della dea Tara (Bianca e Verde; vedi cat. n. 19), sua controparte
femminile, cui allude la formula sacra 'om mani padme hum' simbolo di
questo bodhisattva (vedi cat. n. 13). Le teste di Ekadasamukha ('Undici
Volti') Avalokitésvara sono sormontate da quella del Buddha cosmico
Amitabha (vedi cat. n. 16) del quale codesto bodhisattva è figlio
spirituale e alla cui Famiglia mistica appartiene. Il medesimo Buddha
compare nel registro superiore di questo dipinto (quarta figura da
destra) insieme alla sua manifestazione nota come Amitayus (quinta
figura da destra; vedi cat. n. 17), al Buddha storico Sakyamuni (terza
figura da destra, in posizione centrale) e a due aspetti del Buddha
cosmico Aksciòbhya (prime due figure da destra); la quinta figura da
sinistra è invece quella del Buddha supremo Vajradhara. Diversi maestri
sono raffigurati nei registri successivi.
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