Storia
dell'Arte
Pittura
- Opere
13.
Sciudàksciara Avalokitésvara
XIX secolo
tempera su cotone preparato, 73 x49cm
Avalokitésvara, il 'Signore che guarda' misericordiosamente in basso, verso gli esseri senzienti che ha fatto voto di salvare, divenne il più celebre dei grandi bodhisattva dell'India e successivamente il patrono del Tibet, dove la tradizione lo vuole artefice della creazione della razza tibetana; è forse il suo stesso nome a spiegare lo straordinario successo del suo culto, diffusosi dalla valle del Nepal in Tibet sin dal VII secolo. Songtsèn Gampò, il primo sovrano tibetano che accettò il culto buddhista, alcuni dei principi-abati del monastero di Sakya e i Dalai Lama sono considerati manifestazioni di Avalokitésvara. L'attributo caratterizzante di questo bodhisattva è il fiore di loto (sanscrito padma), che è il simbolo della Famiglia mistica alla quale esso appartiene: quella del Buddha cosmico Amitabha (vedi cat. n. 16).
In questa sua manifestazione a quattro braccia Avalokitésvara è chiamato Sciadàksciara, con riferimento alle sei sillabe dell'invocazione 'om mani padme hum' comunemente usata in India almeno sin dal VI secolo e a lui associata. Delle due mani superiori la sinistra tiene un fiore di loto e la destra, un rosario, attributo caratteristico del dio induista Siva. Le mani principali sono atteggiate nel gesto del contenimento del gioiello della dottrina, talora interpretato come gesto di saluto.
Nel suo aspetto a quattro braccia Avalokitésvara compare in un ruolo misericordioso nel Giudizio dei Trapassati, una delle sezioni del Bar-do thos-grol (vedi cat. n. 25). Tre maestri dell'ordine religioso Ghelukpa, facente capo ai Dalai Lama (vedi cat. n. 38), sono raffigurati nella sezione superiore del dipinto; in quella inferiore sono rappresentati due Buddha: Vajrasattva a sinistra e Aksciòbhya (il Buddha cosmico della direzione orientale) a destra.
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