Storia
dell'Arte
Pittura
- Opere
7.
Due discepoli anziani
XVIII-XIX secolo
tempera su cotone preparato, 76 x 49cm
Il termine sanscrito arhat ('degno') designa genericamente tutti quei
fedeli che, avendo seguito correttamente gli insegnamenti della dottrina
buddhista, sono destinati a raggiungere il nirvana. Nel Buddhismo
indo-tibetano un gruppo particolare di sedici arhat anziani, con il
titolo di sthavira (pronunciato 'sthàvira'), fu designato a vegliare
sulla dottrina del Buddha Sakyamuni dopo il suo trapasso, nell'attesa
dell'avvento del Buddha del futuro, Maitreya. A questa serie di sedici
figure si aggiunsero più tardi altri due arhat, fino a formare un
totale di diciotto maestri, generalmente riconoscibili per i loro
attributi. Questo dipinto apparteneva a una serie in cui quello centrale
raffigurava Sakyamuni affiancato da Sàriputra e Maudgalyàyana, e gli
altri - simmetricamente disposti ai suoi lati - coppie o gruppi di arhat.
In primo piano è raffigurato Abheda, sempre riconoscibile dallo stupa
che regge in una delle sue mani. Quest'oggetto era in origine il
reliquiario in cui furono raccolti i resti della cremazione di Sakyamuni.
In seguito si edificarono stupa sui luoghi legati ad eventi
particolarmente indicativi della sua vita e predicazione, e poi anche
per contenere le reliquie di grandi maestri buddhisti o semplicemente a
scopo votivo. Rapidamente lo stupa divenne simbolo della dottrina del
Buddha e fu riprodotto in tutto il mondo buddhista, dall'Indonesia
all'Afghanistan e dallo Sri Lanka alla Mongolia, in forme e dimensioni
diverse, e sotto vari nomi: stupa e ciàitya (India e Nepal), dagoba (Sri
Lanka), ciöten (Tibet). Più difficile è l'identificazione della
figura in secondo piano, dato che il libro è attributo di almeno tre
sthavira.
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