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Màndala 5. Màndala di Heruka XVIII secolo tempera su cotone preparato, 56 x 47 cm L’identificazione della figura centrale di questo màndala è resa difficile dal fatto che i suoi dettagli sono stati in parte cancellati dal tempo. L’impianto iconografico ricorda quello di un màndala dedicato alla divinità protettrice Hayagriva pubblicato da bSod nams rgya mtsho e Musashi Tachikawa (The Ngor Mandalas of Tibet. Plates, Tokyo 1989, p. XX n. 133 e fig. 133), ma qui si tratta più probabilmente di un màndala dedicato a Heruka, epiteto che significa ‘Oh, Luminoso!’ e si riferisce a vane manifestazioni esoteriche del Buddha: durante la fase tarda del Buddhismo indiano, contemporanea al periodo della prima diffusione di quella religione in Tibet, Buddha e bodhisattva cominciarono a essere, infatti, immaginati anche sotto sembianze feroci. Secondo gli insegnamenti contenuti nei testi raccolti in un celebre manuale intitolato Bar-do thos-grol (pronunciato ‘Partó Thötröl’: ‘La liberazione mediante l’ascolto durante l’esistenza intermedia’; impropriamente noto come ‘Libro tibetano dei morti’), numerose divinità compaiono al defunto nei quarantanove giorni intercorrenti fra il decesso e la rinascita in una nuova forma di esistenza: durante quello stato intermedio è opportuno che al trapassato vengano recitati appunto i testi che descrivono tali visioni, affinché il suo ‘corpo mentale’ le riconosca come false, non le tema ed eviti così di scivolare verso un tipo di reincarnazione sempre più basso. Dall’ottavo al dodicesimo giorno del bar-do cinque diversi Buddha Heruka appaiono a quei trapassati che non siano riusciti a riconoscere le visioni precedenti come false e a raggiungere perciò essi stessi la condizione di Buddha. Il ‘signore’ del palazzo di questo màndala è forse una manifestazione del Buddha Padma Heruka - che prende il colore rosso della Famiglia mistica di Amitabha, il Buddha dell'occidente raffigurato nella sezione superiore del dipinto -, circondato dagli altri quattro Buddha Heruka. © Il Quadro Srl |